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(AGI) - Roma, 26 feb. - "Io faccio piazza pulita delle pippe autoreferenziali. La mia e' una riforma grezza, probabilmente scritta male, ma metto al centro il cittadino. Ho fatto passare il principio della trasparenza sui compensi, ho abbattuto le finte malattie, ho avviato l'informatizzazione della macchina pubblica che creera' una concorrenza virtuosa fra uffici. E i cittadini, con la class action, potranno farsi giustizia contro l'inefficienza". Dal Senato e' arrivato il via libera alla riforma della pubblica amministrazione e Renato Brunetta difende, in un'intervista a La Stampa, il provvedimento, e assicura che manterra' la sua promessa: dimissioni se la riforma non produrra' i risultati attesi. "A maggio sara' un anno dai primi provvedimenti: faro' fare piu' sondaggi indipendenti per chiedere agli italiani se sono soddisfatti. Se non lo saranno, mi dimettero'", dice Brunetta. E sul via libera del Senato alla sua riforma commenta "altro che legge Bassanini! Oggi abbiamo sconfitto le casematte della conservazione. E questo vale anche per il diritto di sciopero nei trasporti pubblici. Per qualunque cittadino di buon senso essere ostaggio delle richieste di pochi e' un vero sopruso. A sinistra c'e' qualcuno che non lo vuole capire: il Paese va da un'altra parte". Brunetta respinge l'accusa di limitazione al diritto di sciopero per il fatto che per astenersi dal lavoro bisognera' avere il consenso della maggioranza oppure indire un referendum preventivo. E precisa che "il diritto allo sciopero, cosi' come la liberta' di manifestazione, non sono diritti assoluti: bisogna contemperare piu' interessi costituzionalmente protetti. Ad esempio, quando c'e' una manifestazione bisogna difendere il diritto dei negozianti ad alzare le saracinesche. Per questo i percorsi dei cortei sono decisi dalla Questura". Il ministro aggiunge che "ci sono due beni costituzionali da tutelare: il diritto allo sciopero e l'interesse della collettivita' a spostarsi con i mezzi pubblici. Quest'ultimo non puo' soccombere a favore del primo" e il diritto dei lavoratori lo si tutela "con le norme che regolano il diritto allo sciopero. Fa bene Sacconi a dire che l'agitazione dev'essere proclamata da chi rappresenta la meta' dei dipendenti. La norma e' giusta e costituzionalmente legittima".
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