Una rete di hacker cinesi si sarebbe infiltarata in 1300 computer di 103 paesi differenti. Rovistavano tra documenti top secret degli uffici governativi di mezzo mondo e secondo alcuni ricercatori dell'Università di Toronto con il coinvolgimento diretto del governo di Pechino. La notizia arriva dal New York Times ma immediata è arrivata la smentita dei cinesi. «Sono vecchie storie e vecchie sciocchezze - ha detto il portavoce del console cinese a New York, Gao Wenqi -. Il nostro governo è contrario e proibisce severamente i crimini informatici». Nella rete degli hacker è caduto anche il Dalai Lama. Il computer della guida spirituale, infatti, era controllato dalle "spie virtuali" e non a caso dopo un invito e-mail mandato dal Dalai Lama a un diplomatico straniero il governo cinese ha chiamato il diplomatico scoraggiando la visita. Hacker molto esperti, dunque, che tra le altre cose sono riusciti, grazie ad un elaboratissimo software, ad azionare la telecamera e i sistemi di registrazione audio del computer vittima consentendo di vedere e sentire cosa succedeva nella stanza sotto attacco.
(fonte leggo.it)
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